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MEMORIA DI PADRE GIUSEPPE CRIPPA - SAVERIANO

 

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Nel contesto dell'Anno Sacerdotale la Redazione fa memoria di Padre Giuseppe Crippa, missionario in Congo per 43 anni, deceduto recentemente il 25 ottobre 2009, nel giorno esatto del 50° di Messa. La memoria presenta la vita di Padre Crippa e alcuni stralci dalle lettere di Padre Giuseppe alla famiglia.

Nel bollettino di settembre 2009 veniva data la comunicazione della Messa d'Oro del cinquantesimo di Padre Giuseppe Crippa e della iniziativa del nuovo ospedale in fase di costruzione sul territorio della sua Missione in Congo.

Il presente giornale reca la inaspettata comunicazione della Sua morte, avvenuta il 25 ottobre 2009.

La telefonata ai padri Saveriani di Alzano Lombardo arriva nella notte, alle tre, tra domenica e lunedì. Si annuncia la morte del confratello Padre Giuseppe Crippa, 75 anni il primo di ottobre, colpito da un ictus mercoledì scorso nella missione congolese di Luvungi dove, accanto all'esercizio del ministero pastorale, era supervisore alla costruzione di un ospedale finanziato con la generosità dei suoi fratelli e del papà Guido, scomparso a 102 anni.

Subito soccorso e trasportato a Bujumbura (la capitale del Burundi che dista dalla missione congolese una ventina di chilometri) le sue condizioni sono man mano peggiorate. Domenica 25 ottobre, giorno del suo 50° anniversario di ordinazione, padre Crippa muore.

Le sue spoglie sono state sepolte in terra congolese esaudendo quello che era sempre stato un suo desiderio.

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Ripensando a Padre Giuseppe Crippa

  1. La caduta di un gigante. Non era grandissimo di statura, ma la sua statura morale e spirituale certo era ancora più grande. La sua "settimana di Calvario e di passione" ce l'ha evidenziata fortemente.

  2. A Bujumbura quel lunedì 19 ottobre, lo aspettavamo, perché ci avevano fatto sapere del suo crollo. Ma vederlo arrivare disteso come un cadavere su una lettiga da campo, incapace a muoversi, è stato uno choc. Un gigante buttato a terra dalla malattia. E non si sarebbe più rialzato. Sette giorni di croce intensa e terribile, anche se cercava di reagire da forte. Anche se cercava di parlare e di scherzare perfino, secondo il suo stile nei primi giorni di malattia. Ma, troppo in fretta, anche la parola gli fu tolta. Ma non l'udito. Un giorno e mezzo prima della sua morte al suo capezzale, dopo essermi presentato con il nome che lui mi dava "Tedesco", mi inginocchiai e lentamente ho recitato un "Padre nostro". Lui allungò il suo braccio destro come per cercare. Gli misi il mio braccio nel suo palmo. Lo strinse, ripetutamente con forza. Era il suo ultimo linguaggio, un grazie e un invito a continuare da forte come lui era vissuto. Era un grazie per averlo accolto qui a Bujumbura da fratelli. Un ricordo importante la sua agonia e la sua morte per questi nostri due paesi africani. Giuseppe, sei risuscitato da gigante, subito senza tardare.

  3. Dopo la sua morte, il lunedì otto dal suo arrivo, cercando i dovuti permessi per il "rimpatrio" del suo corpo in Congo, da un ufficio all'altro, ho avuto tempo per guardare il suo passaporto. Era rinnovato per dieci anni dal 2007. Gli sarebbero rimasti ancora otto anni. Ma non bastavano. Non è tornato in Italia. E' rimasto nel suo Congo tanto amato, non per otto anni ma per l'eternità, segno di una presenza viva anche se silenziosa e povera, come i nostri martiri sepolti nel Buyengero qui in Burundi, come altri fratelli che sono testimonianza nello stesso cimitero di Panzi in Congo. "Grazie, Beppe, per essere rimasto. Grazie ai tuoi cari per il loro accordo".

  4. Non aveva voluto feste per il suo giubileo d'oro ed è morto nella data esatta del suo cinquantesimo di Messa. Come non accorgersene? Come non interrogarci sul perché di questo segno? Hai voluto andartene in fretta, umiliato da questo crollo. Ma il tuo passaggio, qui alla nostra casa di formazione per noi in Burundi, per le Parrocchie di Luvungi e Camagnola e a Bukavu, disteso e rigido cadavere è stato un trionfo che ha commosso e vale più di 10 celebrazioni festive. Non sei partito per l'estero "per l'Europa; sei rimasto in questa tua Africa nera che hai difeso ed a- mato con voce forte e quasi travolgente alle volte. Sei semente di speranza. A proposito mi fai ricordare una frase del Papa Benedetto XVI per la giornata missionaria di questo anno 2009. "La missione della Chiesa consiste nel contaminare la speranza per tutti i popoli".

  5. Quando ho conosciuto P. Giuseppe nel lontano 1966 in Belgio per lo studio delle lingua francese, (quanti ricordi...) non sapevamo del nostro futuro, della nostra missione. Ma ora a distanza di 43 anni come è bello vedere come il Signore ha fatto meraviglie attraverso di te e di noi. Come non essere orgogliosi di avere dei confratelli che fanno amare la missione tanto intensamente e la Famiglia missionaria saveriana a cui apparteniamo, così chiaramente? Grazie! Prega per noi.

2 novembre 2009

Padre Modesto Saveriano

   

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